Storia dei campi di gioco della Lazio: dalla Rondinella allo stadio Nazionale
Storia campi di gioco. La Lazio al “Nazionale” – Continuiamo a passeggiare nella storia della nostra grande Lazio, e su coloro che contribuirono a creare fondamenta solide per giungere ai giorni nostri. Intanto, riassumiamo gli articoli precedenti, per chi avesse curiosità di cominciare dagli albori di questa storia dedicata ai campi e agli stadi della S.S. Lazio.
- La Lazio a Piazza d’armi (cliccare qui)
- La Lazio da Piazza d’Armi al Parco dei Daini (cliccare qui)
- La Lazio alla “Rondinella” (cliccare qui)
Nell’immagine qui sopra, lo stadio della Rondinella nel 1929 (sito Laziowiki.org)
LAZIO, DALLA RONDINELLA…
Rendiamo ancora omaggio al primo vero e proprio stadio della SS. Lazio, che ha coperto un periodo importante della sua storia. Dopo l’esordio a fine 1914, il campo della Rondinella, giunto nel suo massimo splendore ad accogliere tra 15.000 e 20.000 spettatori, arriva ad essere chiamato il “campo Lazio”, fino al 1931.
L’ultima partita giocata alla Rondinella è datata 15 febbraio 1931, giocata contro la Pro Patria e finì 1 a 1.
Qui sopra, lo Stadio Nazionale in primo piano (sito Laziowiki.org). Subito dietro, a sinistra lo stadio della Rondinella.
… ALLO STADIO NAZIONALE – Storia dei campi di gioco della Lazio
Nel frattempo, proprio accanto alla “Rondinella”, gli faceva ombra lo stadio Nazionale, proprio dove ora si trova lo stadio Flaminio. Ricordiamo che lo stadio Olimpico non c’era ancora e quindi, questo era lo stadio più grande della capitale.
Finito di costruire nel 1911, fu oggetto di varie ristrutturazioni. Una di queste, fu quella del 1927 fatta dal regime di allora, che lo nominò “Stadio Nazionale del Partito Fascista“. Questo impianto, nel suo massimo splendore, arrivò ad avere una capienza massima di 40.000 posti.
QUANDO – Nel corso della stagione 1930-31 fu deciso di far diventare Lo stadio Nazionale definitivamente il campo di calcio casalingo di Lazio e Roma.
La Lazio esordì allo stadio Nazionale l’8 marzo del 1931, con un Lazio Milan che finì con la vittoria dei milanesi per 1 a 2.
FINO A QUANDO – Lo Stadio Nazionale, oggetto poi di diverse costose ristrutturazioni, fu abbandonato dalle squadre romane nel 1953, trasferitesi al nuovissimo “Stadio Olimpico”.
UNA CURIOSITA’ – Lo stadio Nazionale, dopo la guerra, fu intitolato informalmente al “Grande Torino”, dopo la tragedia di Superga del 1949. Diciamo informalmente, perchè tale denominazione non fu mai formalizzata dal Comune. Ed è così che ci fu una disputa polemica tra il comune di Torino e quello capitolino, quando il nuovo stadio eretto nel 1958 sulle macerie dello stadio Nazionale, fu formalmente chiamato “Flaminio” e non “Grande Torino”, come si aspettava il capoluogo piemontese.
Storia campi gioco Lazio – LA DEMOLIZIONE DELLO STADIO NAZIONALE
Lo stadio Nazionale trovò quindi la sua definitiva demolizione nel 1957. Infatti, in vista delle Olimpiadi di Roma del 1960, fu eretto ex novo l’attuale stadio Flaminio, allora all’avanguardia per le tecnologie e le strutture sportive del tempo.
Lo stadio della Rondinella, lì accanto, continuò dal 1931 ad essere il campo in cui la Lazio si allenava. E così è stato fino al 1958, quando i biancocelesti trasferirono il loro campo di allenamento a Tor di Quinto.
Il “povero” ma storico campo della Rondinella lasciò spazio al parcheggio dello stadio Flaminio, di fronte alla sua curva Nord, come si vede nell’immagine successiva (1959), poco prima di scomparire, “schiacciato” tra Flaminio e Palazzetto dello Sport (Laziowiki.org).
RIASSUMENDO LA NOSTRA STORIA
I campi di gioco della Lazio:
- dal 1901 al 1905 il campo a Piazza d’Armi (quartiere della Vittoria / Prati)
- dal 1905 al 1913 il campo al Parco dei Daini (Villa Borghese)
- dal 1914 al 1931 lo stadio della Rondinella (quartiere Flaminio), campo di allenamento fino al 1958
- dal 1931 al 1953 lo stadio Nazionale (quartiere Flaminio)
Seguiremo le prossime vicende nell’articolo successivo, in cui ci occuperemo del passaggio dallo Stadio Nazionale allo Stadio Olimpico, edificato nei primi anni ’50.