S.S. Lazio, quelli del ’74: l’ultimo volo di un calciatore operaio

Scritto il 26/01/2025
da Valentino Valentino

Lazio: l’ultimo volo di Pier Paolo Manservisi

Lazio: l’ultimo volo calcistico di Pier Paolo Manservisi  é racchiuso nei pensieri e nei ricordi del figlio Simone.

Il ragazzo continuò a giocare, consapevole però che non avrebbe mai vinto uno scudetto da dedicare al padre per risarcirlo di quello che considerava, seppur vagamente e a livello inconscio, un torto subito dal genitore.

Gli anni trascorsero, il figlio divenne adulto. Sviluppò tendenze artistiche più che sportive. Scrittura e disegno reindirizzarono la sua vita, mettendola sui binari di un destino che gli si addiceva maggiormente. Il calcio, comunque, rimase una colonna portante visto che divenne tra l’altro uno stimato allenatore di giovani calciatori.

Pubblicò un paio di libri incentrati sulla figura del padre. Sentiva probabilmente la necessità di rendergli omaggio in qualche modo, ma non per indennizzarlo della promessa non mantenuta, ma semplicemente per ringraziarlo dell’esempio di integrità morale e serietà che era stato.

Gli sarebbe piaciuto scrivere un libro su una partita in particolare: Lazio – Milan del 21 aprile 1973. Magari prima o poi lo avrebbe fatto. Quella giornata del campionato 1972/73, vigilia di Pasqua, i biancocelesti batterono i rossoneri grazie a una doppietta di Chinaglia, agganciando proprio la squadra del Paron Rocco in vetta alla classifica.

Uccellino fu artefice di una partita storica. Messo da Maestrelli in marcatura su Rivera, non gli fece toccare palla, annullando praticamente uno dei più grandi fuoriclasse del calcio italiano.

Fu sempre il salotto di casa del padre a ospitare l’incontro che vide Uccellino e il figlio parlare di Lazio, quarant’anni dopo la volta in cui le parole “l’unico volto triste” si depositarono tanto profondamente nella mente e nello spirito di un bambino.

Lazio: l’ultimo volo calcistico dell’Uccellino

Andato in visita all’anziano genitore, il figlio disse al padre: “Non puoi ricordarlo perché per te fu sicuramente un episodio insignificante. Tanti anni fa, quando ero un bambino, dopo avere ascoltato il disco contenuto nel libro di Sandro Ciotti, ti chiesi perché eri triste. Tu mi dicesti che eri stato escluso, che eri molto deluso. In tutti questi anni ho capito molte cose, anche se tu sei sempre stato molto restio a parlarne. Hai custodito i tuoi segreti e le tue emozioni in una cassaforte. Sei sempre stato un signore nel non voler dire cosa pensavi di alcuni idoli indiscussi di quell’ambiente. Ti stimo, io non sarei stato capace di tenermi nelle scarpe così tanti sassolini, anzi, pietre. Credo che tu sia stato importante non meno di Chinaglia, D’Amico, Re Cecconi, Frustalupi, Oddi e compagnia calciante per la vittoria di quello scudetto. Intascasti le tue briciole di gloria te ne andasti con dignità, senza fare rumore. Credo, e so che lo credi anche tu, anche se non lo ammetterai mai, che fosti sacrificato perché onesto e tranquillo. Eri corretto, poco rompipalle, per niente ruffiano. Senza un clan preciso a cui appartenere, come era diviso quello spogliatoio, mi viene facile immaginare come si dipanò la trama del destino. Ma la tua grandezza rimarrà per sempre nel cuore di chi realmente sa quanto vali come persona e quanto contasti per il raggiungimento di quel traguardo.”

L’unico volto triste, citato da Sandro Ciotti nel vinile del 1974, solcato dalle rughe di un ottantenne, si illuminò di un sorriso che significava tante cose, ma soprattutto: “Grazie.”

In quel momento, il figlio capì di avere mantenuto la promessa fatta al padre quel giorno. Nessuno lo avrebbe mai saputo, ma anche lui aveva vinto lo scudetto.

(Fonte: Il Calcio Latino – Simone Manservisi)